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Come altri libri "scandalosi", Le relazioni pericolose o La lettera scarlatta o Lolita o la Memoria delle mie puttane tristi questo libro non è un cattivo maestro. Ne si può fare un cattivo uso, cioè una cattiva lettura, semmai. Ad esempio attribuendo all'autore la responsabilità morale del protagonista e io narrante. Ma il primo, comunque si giudichi sotto l'aspetto letterario la sua opera, ha raggiunto il suo scopo illuminando a sprazzi una realtà rimossa dalla cattiva coscienza sociale attraverso il debole filtro letterario del memoriale in versi e, al pari di ognuno di noi, può giudicare il narratore, misurargli gesti e pensieri. Il secondo, dalla prima all'ultima pagina, è l'unico responsabile (con le attenuanti, in filigrana, di una crescita e di esperienze di vita traumatiche) dei suoi pensieri e delle sue azioni. Non è un demone né un automa. È un uomo capace anche di teneri sentimenti umani e di riconoscerli nelle donne del sottosuolo da lui frequentato. E, non definendosi mai né malato né odioso, getta su di noi l'ombra pesante della sua ambiguità.